Hume e gli esiti scettici dell'empirismo

 HUME E GLI ESITI SCETTICI DELL'EMPIRISMO


LA RIFONDAZIONE DELLA "SCIENZA" DELL'UOMO

L’opera più famosa di Hume è intitolata il “Trattato sulla natura umana" pubblicato a ventotto anni con lo scopo principale di disegnare una “nuova scena del pensiero“ e di cambiare radicalmente l’approccio tradizionale ai problemi filosofici. Nella sua opera “Ricerca sull’intelletto umano“ invece, l’autore rielabora in forma più semplice le idee del trattato.
L’esigenza di sottoporre il pensiero a un esame critico nasce dalla consapevolezza della fragilità e incoerenza dei sistemi filosofici più accreditati. 
Secondo Hume tutte le conoscenze dipendono dalla natura umana, la conoscenza della natura umana sarà molto utile per farci progredire in tutti gli altri ambiti sia in quelli che si riferiscono alle scienze fisiche, sia in quelli che appartengono alla morale alla religione.


LE IMPRESSIONI E LE IDEE 

Nel trattato Hume analizza la conoscenza umana, individuando nella “percezione” la sua unica fonte. Egli distingue le percezioni in due tipologie: le impressioni e le idee.  Le impressioni sono le percezioni nel momento in cui sono attuali ossia quando colpiscono con maggiore forza, le idee invece sono le immagini indebolite delle impressioni.
Le impressioni e le idee dunque sono frutto delle medesime percezioni, considerate però in tempi diversi.  Tutte le idee quindi devono essere ricondotte alle loro impressioni originarie, cioè alla percezione nella sua attualità. Le idee astratte della metafisica, rappresentano costruzioni arbitrarie senza fondamento. Attraverso l’immaginazione il pensiero può combinare, comporre e scomporre le idee che derivano dalle impressioni ad esempio immaginandosi un unicorno ma è possibile rintracciare le originarie impressioni e gli oggetti da cui nascono le idee ad esempio quella di “cavallo“ e “corno“. Dunque non si tratta realmente di idea astratte.
Hume quindi critica tutte le idee metafisiche, le quali non sono riconducibili all’esperienza percettiva. 


IL PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE TRA LE IDEE 

Hume individua due facoltà, la memoria e l’immaginazione. La funzione principale della memoria consiste nel conservare l’ordine la posizione delle idee semplici. Quella dell’immaginazione invece è di stabilire delle relazioni tra le idee, operando con una certa libertà. Nonostante l’autonomia della nostra mente, le nostre idee si presentano organizzate secondo schemi fissi: l’immaginazione non è totalmente libera perché anche nei sogni essa procede seguendo il principio di associazione. Questo principio opera secondo tre criteri fondamentali: la somiglianza, la contiguità, la relazione di cause ed effetto. 


DUE TIPOLOGIE DI CONOSCENZA 

Secondo Hume i criteri appena descritti determinano quelle che Lock definisce “idee complesse”.  Sono complesse ad esempio le idee di spazio e tempo, di cause d’effetto, di sostanza corporea o spirituale. La maggior parte del sapere umano è dato dalle idee complesse e dalle loro relazioni. Secondo Hume possiamo essere sicuri delle conoscenze che derivano dall’associazione delle idee solo per quanto riguarda quelle che implicano una pura relazione tra idee, cioè che si ottengono derivando un’idea dall’altra senza bisogno di ricorrere all’esperienza. Quando però, ci imbattiamo in conoscenze che derivano dalla relazione tra dati di fatto cioè che presuppongono un paragone con la realtà empirica, allora possiamo aspirare solo a un maggiore o minore grado di probabilità. 


L'ANALISI DELL'IDEA DI CAUSA 

Tutte le conoscenze relative ai dati di fatto sono caratterizzate dal principio di causalità che diventa un nodo cruciale dell’indagine filosofica humiana
L’idea di causa è secondo Hume del tutto particolare: essa non si configura come una pura relazione tra idee ma rimanda dall’esperienza. Se ad esempio metto un dito sul fuoco, so che il fuoco è stato la causa della scottatura. La relazione di cause d’effetto è quindi la tendenza della nostra immaginazione a proiettare nel futuro ciò che si è presentato nel passato. 


L'ABITUDINE COME FONTE DI CREDENZA 

Secondo il filosofo, l’esperienza non può garantire che i due fenomeni che si presentano oggi connessi tra loro lo saranno anche nel futuro, allo stesso modo e se non può offrire garanzie sull’uniformità del corso della natura.  È infatti solo con la forza dell'abitudine che ci porta a ritenere che il mondo fisico sia retto da principi universali e che il suo comportamento generale sia regolare e costante. Il sapere scientifico può soltanto soltanto classificare le regolarità già osservate e fare previsioni probabili e non può dire nulla sulle leggi fondamentali dell’universo. Dall’abitudine nasce la credenza che non è un atto dell’intelletto ma un sentimento naturale, un istinto che ci spinge a dare il nostro assenso alle impressioni. Noi agiamo in base alle credenze, ma non possediamo certezze.


LA CRITICA DELL'IDEA DI SOSTANZA 

Hume distingue "sostanza materiale" e “sostanza spirituale”.  Per quanto riguarda le sostanze materiali, la nostra mente percepisce soltanto le impressioni di singole qualità delle cose: ad esempio la mela che mangio la nostra mente la percepisce come rotonda, fresca ecc. noi commettiamo un errore che consiste nel ritenere esistente la mela come “sostanza“, mentre non è che è una semplice compresenza di singole proprietà.
Secondo Hume l’io è ciò che dà unità e ordine alle sensazioni. L’io non ha una consistenza propria e ne prova il fatto che quando la morte annienta tutte le percezioni, di tale ipotetica entità non rimane nulla.


L'ASSENZA DI CERTEZZE 

Per il filosofo noi non possiamo essere certi di niente, eccetto che delle verità matematiche le quali sono costruite per via razionale e sono universali.  Tutto il resto è probabilità. Hume attenua "dati di fatto" non possano pretendere una certezza assoluta, e se non sono del tutto prive di validità anzi sono affidabili.


LA PROSPETTIVA ETICA DI HUME 

Hume sviluppa una visione delle cose antidogmatica, flessibile e aperta alla conferma dei fatti. Quello che conta per il filosofo è l’utilità che la società ottiene da un determinato atteggiamento degli individui. Per lui la giustizia si definisce in riferimento alla necessità di assicurare un’ordinata convivenza civile. La morale invece si fonda sul sentimento sociale
Hume quindi fa un importante distinzione tra la sfera del “essere“ e quella del “dover essere“. Egli afferma che occorre evitare di passare arbitrariamente dal piano dell’essere, la bugia l’incesto, al piano del dove dover essere. Nel campo della morale è “normale “ciò che corrisponde alle consuetudini degli uomini ed è “anormale” ciò che le contrasta. Il bene e il male non si possono stabilire con procedimenti razionali ma si giudicano sulla base di principi empirici.


L'INVITO ALLA MODERAZIONE 

Hume offre una prospettiva che delinea un nuovo ruolo della filosofia: essa ci esorta a non dimenticare che abbiamo una ragione limitata e che dobbiamo cercare di evitare il ricorso a espressioni come “evidente, è certo, è innegabile”, un invito che possiamo considerare ancora universalmente valido.



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