Galileo Galilei

GALILEO GALILEI



I CARATTERI E LO SCENARIO DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

Tra il 500 e gli inizi del 700 i in Europa avviene un rapido progresso delle scienze, ma soprattutto l’elaborazione di un nuovo metodo basato sull’osservazione dei fenomeni naturali. Tale straordinario evento è indicato con l’espressione “rivoluzione scientifica“ in quanto assegnato una profonda trasformazione della mentalità e della visione del mondo.

I protagonisti più importanti sono Copernico, Brae, Keplero, Galilei, Bacone e Isaak Newton. La rivoluzione scientifica viene in particolare nell’Europa del Nord anche se una prima fase avvenne in molte città italiane come Pisa, Venezia Venezia, Firenze, Napoli e Padova. Nell’Università di Padova insegnano Copernico e Galilei. 


LA NASCITA DELLA SCIENZA "QUANTITATIVA"

Ciò che contraddistingue la scienza moderna rispetto a quella degli antichi e soprattutto il metodo che si basa su due elementi fondamentali

  1. l’osservazione sistematica dei fenomeni naturali 
  2. l’applicazione del calcolo matematico alla misurazione dei dati osservati. 
Il lavoro del ricercatore si avvale del contemporaneo sviluppo della tecnica. 

L’invenzione del telescopio ad esempio permette per la prima volta di scrutare il cielo e osservare i movimenti dei pianeti e dei satelliti. La scienza quindi acquista un elevato grado di esattezza diventando per la prima volta “scienza quantitativa” mentre in precedenza aveva un carattere “qualitativo“. I nuovi nuovi ricercatori studiano i fenomeni adoperando lo strumento matematico per le proprie misurazioni.


GLI ASPETTI PECULIARI DELLA NUOVA SCIENZA

Tra le altre caratteristiche essenziali della nuova scienza dobbiamo ricordare l’universalità e la disponibilità al controllo. Essa intende elaborare leggi che valgano per tutti i tempi e tutti gli uomini e non occulta i propri risultati ma al contrario li offre alla pubblica verifica e al dibattito. 

Un altro aspetto della nuova scienza e la critica al “principio di autorità“ grazie all’instaurarsi di una più aperta mentalità scientifica nell’età moderna inizia lo studio dell’anatomia, gli scienziati a Padova, ad Amsterdam o Uppsala si dedicano alle dissezione nei celebri “anfiteatri di anatomia“. La connessione tra scienze e tecnica favorisce gli esperimenti scientifici garantendo la massima osservabilità e la ripetibilità del fenomeno indagato.


IL RUOLO DELL'ASTRONOMIA

L’astronomia dal 500 al settecento subisce una profonda trasformazione concettuale metodologica. Copernico, Galilei e Keplero sono i protagonisti del passaggio dalla teoria geocentrica la teoria eliocentrica. La teoria geocentrica sostenuta nel II secolo d.C. da Tolomeo fu una delle più seguite nella storia dell’800. Tale teoria attribuiva alla terra una centralità che esaltava la dignità e la perfezione dell’uomo. 

Con il passare del tempo gli astronomi cominciarono a sollevare i dubbi perplessità relativamente a questa concezione. A partire dal 500 gli scienziati giunsero alla conclusione che il modello geocentrico era incapace di dar conto dei fenomeni e che era necessario abbandonarlo. Copernico per primo avanzata le ipotesi e poi Galilei dimostrò con il telescopio e con i calcoli matematici la sostenibilità dell’ipotesi copernicana. Keplero infine perfezionò la teoria copernicana. Giunsero alla conclusione che la terra non è immobile né al centro dell’universo


LA NOVITA' DELLA POSIZIONE DI GALILEO 

A Galileo si deve la prima verifica di tipo empirico della teoria copernicana dotata di un significato fisico oggettivo. La novità della posizione di Galileo consiste proprio nel sostenere che il copernicanesimo rispecchia la vera struttura fisica dell’universo e non è semplicemente una delle tante congetture possibili. 

Galileo nel 1609 punta il telescopio per osservare direttamente i fenomeni e provare che il sole è al centro del nostro sistema planetario. Si tratta di una svolta epocale. Galileo ha contribuito più di ogni altro alla riformulazione delle basi metodologiche della scienza moderna. A lui va iscritto il merito della ridefinizione dei rapporti tra la scienza e la religione, la scienza e la filosofia.


GLI STUDI E LE SCOPERTE ASTRONOMICHE 

Galileo nato a Pisa nel 1564 compì la sua prima formazione a Firenze e ottenne la prima docenza universitaria a Pisa per poi passare a Padova. A Padova ci rimase fino al 1610 e questo è il periodo di maggiore sicurezza economica tranquillità e popolarità del filosofo. 

Nel 1609 avuta notizia dell’invenzione del cannocchiale in Olanda iniziò a costruire il telescopio a differenza dei semplici tecnici e degli artigiani, Galileo avendo una solida preparazione teorica e matematica sapeva come utilizzare il meglio uno strumento così straordinario per questo lo appuntò il cielo. Galileo riuscì ad individuare la presenza delle macchie solari e a stabilire che la luna presentava catene montuose, valle e crateri. Un’altra sua grande scoperta furono i quattro satelliti di Giove.


LA CONDANNA E L'ABIURA 

Il 12 novembre 1612 il padre domenicano Niccolò Lorini condannò a Firenze l’eresia copernicana. Galileo si vide costretto ad approfondire l’analisi della Bibbia e sostenne che essa avesse uno scopo etico religioso e non scientifico. Tra scienza e fede dunque non c’è contraddizione ma separazioni di competenze. 

Nel 1632 Galilei scrisse “Il dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano” con l’obiettivo di far trionfare la verità della scienza copernicana. L’opera fu subito censurata e il suo autore invitato a ritrattare. Galileo fu costretto alla ritrattazione e obbligato a recitare la seguente formula: “Abiuro, maledico, e detesto i suddetti errori ed eresie”. Condannato al carcere ottenne di scontare la pena prima presso il vescovo di Siena e poi nella sua casa di Arcetri vicino a Firenze.


LA CRITICA AL "PRINCIPIO DI AUTORITA" 

Alla base del metodo Galilei c’è una serrata critica al “principio di autorità” il sapere che si richiama tale principio è per Galileo un sapere libresco, una costruzione astratta e sterile incentrata sull’esegesi dei testi tradizionali. Il sapere tradizionale è accusato da Galileo di “essenzialismo” e “finalismo”. Essenzialismo perché ricerca l’essenza o l’intima natura dei fenomeni naturali, finalismo perché considera le parti che compongono la natura fisica come orientate all’unità dell’uomo.


DOMANDE PAG. 60

  1. A Galileo si deve la prima verifica di tipo empirico della teoria copernicana dotata di un significato fisico oggettivo. La novità della posizione di Galileo consiste proprio nel sostenere che il copernicanesimo rispecchia la vera struttura fisica dell’universo e non è semplicemente una delle tante congetture possibili. 
  2. Galileo si vide costretto ad approfondire l’analisi della Bibbia e sostenne che essa avesse uno scopo etico religioso e non scientifico. Tra scienza e fede dunque non c’è contraddizione ma separazioni di competenze. 
  3. Alla base del metodo Galilei c’è una serrata critica al “principio di autorità” il sapere che si richiama tale principio è per Galileo un sapere libresco, una costruzione astratta e sterile incentrata sull’esegesi dei testi tradizionali

SENSATE ESPERIENZE E NECESSARIE DIMOSTRAZIONI

Galileo ricorrendo a una fortunata formula, parla di “sensate esperienze”, ossia di esperienze compiute mediante i sensi e in modo particolare la vista che offre le maggiori garanzie poiché è il senso “sopra tutti gli altri eminentissimo”. Il metodo Galilei non si limita a conferire valore all’esperienza sensibile e all’induzione di leggi generali dall’osservazione dei fenomeni e dei casi particolari. 

Per quanto questa modalità di ricerca sia prevalenti in alcuni casi per Galilei deve essere complementare a un altro approccio fondamentale per la ricerca scientifica: quello ipotetico-deduttivo, cioè il procedimento che consente di inferire determinate conclusioni partendo da un’intuizione di base, quindi di formulare un’ipotesi attraverso deduzioni logico-matematiche. Inoltre la stessa osservazione per lui non consiste in una mera raccolta dei dati empirici poiché fin dall’inizio è mossa da un interesse teorico.


IL RUOLO DELL'ESPERIMENTO

Le ipotesi e le teorie devono sempre ottenere il “cimento“cioè la conferma o verifica sperimentale. La scienza moderna non si accontenta di un riferimento generico all’esperienza ma invoca la necessità di creare in laboratorio le condizioni per la verifica dell’ipotesi. 


LA  VISIONE QUANTITATIVA DELL'UNIVERSO 

Il metodo scientifico galileiano implica una concezione matematica dell’universo e della natura. Tale concezione giustifica e fonda la possibilità della conoscenza umana che nel suo procedere per osservazione ipotesi, rispecchia ammirabilmente la struttura della realtà fisica. Deriva da questo presupposto la distinzione tra le qualità oggettive e le qualità soggettive. 

Le prime sono riconducibili ai rapporti matematici insiti nella natura stessa e sono misurabili in modo oggettivo. Le seconde dipendono dalla percezione soggettiva dell’uomo, cioè esistono solo in relazione ai nostri sensi. Lo scienziato deve spogliare la natura di ogni considerazione di carattere qualitativo e soggettivo, per studiare soltanto i rapporti quantitativi e matematici. La differenza della prospettiva qualitativa di Aristotele non potrebbe essere più netta: è proprio in questo senso che Galileo può essere considerato a pieno titolo l’iniziatore della scienza moderna.


DOMANDE PAG. 62

  1. Galileo ricorrendo a una fortunata formula, parla di “sensate esperienze”, ossia di esperienze compiute mediante i sensi e in modo particolare la vista che offre le maggiori garanzie poiché è il senso “sopra tutti gli altri eminentissimo”. Il metodo Galilei non si limita a conferire valore all’esperienza sensibile e all’induzione di leggi generali dall’osservazione dei fenomeni e dei casi particolari. 
  2. Un altro approccio fondamentale per la ricerca scientifica di Galilei è quello ipotetico-deduttivo, cioè il procedimento che consente di inferire determinate conclusioni partendo da un’intuizione di base, quindi di formulare un’ipotesi attraverso deduzioni logico-matematiche.
  3. Le ipotesi e le teorie devono sempre ottenere il “cimento“, cioè la conferma o verifica sperimentale. La scienza moderna non si accontenta di un riferimento generico all’esperienza ma invoca la necessità di creare in laboratorio le condizioni per la verifica dell’ipotesi. 
  4. Significa che lo scienziato deve spogliare la natura di ogni considerazione di carattere qualitativo e soggettivo, per studiare soltanto i rapporti quantitativi e matematici. 


DOMANDE PAGINA 65

  1. Nella Bibbia sono presenti alcuni passi in cui si sostiene che la Terra è immobile e il Sole si muove.
  2. Fu scritta con esempi ed espressioni semplici o immagini allegoriche, rivolte a un pubblico incolto.
  3. Galilei afferma che le leggi di natura sono caratterizzate dalla necessità e quindi non lasciano margine d i interpretazione
  4. La verità rivelata è presente nella Bibbia e dettata da Dio, mentre la verità naturale è scritta da Dio con il preciso linguaggio della matematica. Entrambe provengono da Dio ma hanno competenze e linguaggi diversi, infatti la Bibbia ha uno scopo etico e religioso, mentre alla scienza spetta l'interpretazione della struttura della natura.


DOMANDE PAGINA 67


  1. L'aristotelico afferma che, nonostante i nervi partano dal cervello e non dal cuore, non può accettare tale risultato poiché è contrario alla lezione di Aristotele.

  2. Si riferisce al fatto che l'aristotelico obbedisce al concetto "ipse dixit" perché lo ritiene un principio di autorità invalicabile.
  3. Con "volgo" Simplicio si riferisce al popolo.
  4. Galileo critica il dogmatismo aristotelico perché di fronte alla verità i Peripatetici non possono accettarla proprio perché è contrario a ciò che ha detto il loro maestro. Condivido la critica di Galilei nei confronti degli aristotelici che assumono il sistema aristotelico come intoccabile e unico (definitivo), al contrario del filosofo greco che dava maggior importanza all'indagine e alla ricerca.







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